Azerbaigan: Lezioni di tolleranza da paese sciita

ANSA Notiziario Generale in Italiano
November 7, 2004

AZERBAIGIAN: LEZIONI DI TOLLERANZA DA PAESE SCIITA / ANSA

DIVERSE RELIGIONI MA UNICO OBIETTIVO: LO SVILUPPO ECONOMICO

BAKU

(dell’inviato Alberto Zanconato).

(ANSA) – BAKU, 7 NOV – Un insolito Ramadan quello che si
celebra in questi giorni in Azerbaigian. Nonostante sia questo
un Paese musulmano – e l’unico oltre all’Iran quasi totalmente
sciita – l’impressione che si ricava da un giro per il centro di
Baku e’ quella di una citta’ laica. Pochissime le donne velate,
ristoranti e bar frequentati anche nelle ore diurne (quelle del
digiuno), vodka, vini georgiani e azeri serviti generosamente.

Eppure, assicurano molti abitanti della capitale, il digiuno
viene osservato da oltre meta’ della popolazione. Ma cio’ senza
ostentazioni, in un Paese dal governo laico dove i musulmani,
che sono il 93 per cento, i Cristiani ortodossi e gli ebrei,
ridotti a poche migliaia, coabitano senza tensioni reciproche.

Lo conferma l’ambasciatore italiano a Baku, Margherita
Costa. “Sono ottime – sottolinea la diplomatica – le relazioni
tra lo sceicco dei musulmani, Allahshukur Pasmazadeh, il
patriarca ortodosso Aleksandr, la guida spirituale degli ebrei
Semion Isiilov e il capo della comunita’ cattolica, il salesiano
Ian Kaplan”.

“E’ vero – dice Nargis, 25 anni, che lavora per l’ufficio
relazioni estere del Museo della Citta’ vecchia della capitale,
un gioiello di architettura medievale – molti giovani oggi si
rivolgono all’Islam, studiando con attenzione le fonti, alla
ricerca di radici che sembravano dimenticate. E forse a
digiunare per il Ramadan sono fino al 65 per cento degli azeri.
Ma questa e’ una libera scelta, non un’imposizione”.

La voglia di riscoprire queste radici sembra giustificata, se
si pensa che proprio dalle regioni azere, nel sedicesimo secolo,
nacque la dinastia dei Safavidi, fondata dallo Shah Ismail,
destinata a convertire alla religione sciita lo stesso Iran.

Ma anziche l’ ‘hejab’ l’abbigliamento islamico obbligatorio
per legge in Iran, alle donne di Baku piace di piu’ sfoggiare
nelle strade vestiti di marche italiane. Intanto la vodka scorre
nei bar del centro, nei negozi i salumi sono esposti in vetrina
con le sole avvertenze di ‘halal’ (permesso dall’Islam, cioe
non di carne suina) o ‘haram’ (proibito) e sulle bancarelle per
i turisti i cimeli dell’era sovietica fanno mostra di se
accanto ai ‘taspi’, rosari musulmani per la preghiera.

L’Azerbaigian e’ terra di antiche tradizioni religiose.
Queste lande, gia’ considerate il sito del biblico Giardino
dell’Eden, sono state meta di parte della diaspora ebraica,
hanno visto il passaggio del profeta Zarathustra e poi la
cristianizzazione, prima appunto dell’affermazione della Shia
islamica. Ma con il regime sovietico hanno anche testimoniato
una tra le piu’ crude repressioni anti-religiose. Negli anni ’30
furono abbattuti alcuni dei monumenti sciiti piu’ sacri, il
mausoleo di Bibi, sorella dell’ottavo Imam, e la cattedrale
Alexander Nevsky di Baku.

La moschea di Bibi e’ stata la prima ad essere ricostruita
nell’intera ex Unione Sovietica, negli anni ’90, e l’allora
presidente Gheidar Aliyev, padre dell’indipendenza e difensore
della laicita’ dello Stato, decise personalmente di finanziare
uno dei minareti.

L’Azerbaigian di oggi, ammesso dal 2001 nel Consiglio
d’Europa con l’obiettivo di entrare un giorno nell’Unione
europea e nella Nato, si presenta come un Paese non toccato
dalle tensioni religiose che si fanno drammaticamente sentire ai
confini caucasici e, a sud, in Iraq e Medio oriente. Anche la
guerra con la cristiana Armenia dei primi anni ’90 per il
Nagorno Karabakh ebbe poco a che fare con la religione. Una
prova ne e’ il fatto che il grande vicino sciita, l’Iran, fu
accusato da Baku di sostenere proprio le truppe di Erevan.
Nonostante le rassicurazioni del presidente iraniano Mohammad
Khatami, il quale visitando quest’anno Baku ha detto che Teheran
considera “la sicurezza dell’Azerbaigian importante tanto
quanto la propria”, le relazioni non sono migliorate di molto.
A renderle ostili e’ la disputa ancora aperta per la spartizione
delle acque del Caspio (e il petrolio sotto il fondo di questo
mare) a 13 anni dalla caduta dell’Urss, oltre ai timori di
Teheran – condivisi dalla Russia – per un possibile arrivo di
truppe americane nel vicino Paese.

Tra le prime preoccupazioni del presidente Ilham Aliyev –
succeduto al padre Gheidar nelle elezioni dell’ottobre 2003 – e
quella di prevenire attriti religiosi che possano mettere a
rischio il rilancio dell’economia resa possibile dal petrolio. E
finora c’e riuscito. Tensioni politiche vi sono. Lo dimostrano
le condanne fino a cinque anni di reclusione inflitte nei giorni
scorsi a sette leader dell’opposizione per la loro
partecipazione, lo scorso anno, a manifestazioni di protesta per
l’elezione del nuovo presidente, che provocarono un morto e
quasi 200 feriti. E cio’ dopo che osservatori occidentali
avevano messo in dubbio la regolarita’ della consultazione.
Ma la religione, almeno per ora, resta fuori da tutto questo.
(ANSA).
From: Baghdasarian