Georgia: Dalla strada di tamerlano alla colchide del vello d’oro

La Stampa
Ottobre 2, 2004

GEORGIA: DALLA STRADA DI TAMERLANO ALLA COLCHIDE DEL VELLO D’ORO,
ALLA RUPE CUI FU INCATENATO PROMETEO Tbilisi: vino e spada per amici
e nemici

Ricatto Giorgio

Giorgio Ricatto LA statua della Madre Georgia domina da un colle
Tbilisi: offre una coppa di vino agli amici e una spada ai nemici. La
fortezza di Narikala s’impone a poca distanza. Il fiume Mtkvari, nel
lungo cammino dalla Turchia al Mar Caspio, attraversa la citta’.
Tbilisi e’ un’autentica capitale; nelle contraddizioni della “”nuova
Georgia””, nella grandiosita’ della valle dominata da boschi e monti,
nella straordinaria ricchezza di popoli e culture. Citta’ multietnica
e di grande respiro da sempre, conserva nel quartiere antico tra
chiese ortodosse, i resti di un tempio zoroastriano, una cattedrale
armena, una sinagoga e una moschea sunnita presso le terme. I celebri
bagni di acqua solforosa ancora funzionanti che incantarono Dumas e
Puskin. Accanto, le antiche case dai balconi in legno risorgono dal
degrado, nei vicoli si aprono botteghe, ristorantini, gallerie.

Sul fiume si affacciano le signorili case a balconate ed il quartiere
Avlari con la chiesa Metekhe che una delle tante leggende caucasiche
vuole fondata nel V secolo e sepoltura di una martire cristiana. Sul
viale Rustaveli Gamziri l’architettura residenziale mostra dettagli
neoclassici, moreschi, neobarocchi. Tra poverta’ e innovazione a
Tbilisi si respira un’atmosfera di inquietudine, ogni giorno le
manifestazioni ricordano i bassi salari e la carenza di lavoro, il
grande hotel Iveria d’epoca sovietica si e’ trasformato in rifugio
per i profughi georgiani dall’Abkhazia.

Tutto questo pero’ non intacca l’esuberanza dei georgiani, la loro
vocazione alla gioia di vivere, al banchetto, al gusto per la musica
e la battuta. Il temperamento ospitale e orgoglioso. Viaggiando per
il paese si comprende quanto le tradizioni piu’ autentiche siano
sentite e la musica sia non soltanto un piacere, ma un’educazione
profonda alle proprie radici e al bello.

Il rito del banchetto si ripetera’ con frequenza, per celebrare un
matrimonio o un anniversario in un locale pubblico o festeggiare un
invito privato. Una quantita’ di cibi squisiti e il buon vino sono
protagonisti, poi tanta musica, i celebri canti polifonici che
un’orchestra o i convitati stessi cantano con una bravura sempre
sorprendente. Su tutto regna il “”tamada”” capo del banchetto, colui
che decide i brindisi seguiti da un discorso e che si ripetono tra
musica e allegria. Anche Koba il mio autista e guida, “”Schumacher””
georgiano bravissimo su strade sterrate, si rivela un ottimo
“”tamada””.

Una localita’ remota di grande suggestione e’ David Gareja
sull’itinerario per Telavi. Dopo aver superato i massicci impianti
per la produzione dell’azoto, dinosauri sopravvissuti di un’industria
sovietica consumata da ruggine e abbandono, la campagna si perde in
lontananza su un lago che segna il confine con l’Azerbaijan. Poi la
strada si arrampica su altipiani desertici, appena colorati da un
velluto di erbe selvatiche. Unica traccia di vita una volpe e il volo
di un’aquila a caccia di prede. All’orizzonte i monti assumono
tonalita’ grigio-azzurre-violette sfumando nell’infinito.

Il monastero di David Gareja, antica scuola di pittura e copiatura di
manoscritti e’ chiuso da mura e da una torre di guardia. Si sviluppa
su tre piani e diverse epoche, le celle rupestri affrescate si
disperdono in un’area vasta ai confini con l’Azerbaijan, aspra e
inospitale. In questa natura c’e’ spazio anche per chi desiderasse
ritirarsi nelle grotte e in meditazione. All’insegna del silenzio,
un’upupa mi guarda immobile aprendo la sua cresta a ventaglio. La
strada sterrata continua in una natura magnetica che si colora di
suggestioni, stormi di rondini si alzano compatte come nuvole nere
per volare nel cielo terso, poi alberi da frutta, girasoli, vigne e
campi di mais trasformano il paesaggio in un quadro agreste
rallegrato dal colore e dal canto dei gruccioni.

Telavi, cuore della regione vinicola del Kakheti, antica residenza
dei re Kakhetiani, non e’ soltanto vigneti anche se orgogliosamente
rivendica la primogenitura del vino. Conserva numerosi monasteri sedi
di biblioteche, accademie medievali e ancora visibili orci sotterrati
per la conservazione dei vini. Visitarli vuol dire viaggiare tra
fiumi e fitti boschi, scoprire localita’ incantevoli. Un Caucaso
sperduto che porta al confine con la Cecenia. I complessi monastici
georgiani, come in Armenia, nascondono vie di fuga e si chiudono
nelle mura delle fortificazioni in memoria di antiche invasioni. Meno
severi e misteriosi di quelli armeni sono piu’ luminosi e interamente
affrescati all’interno, anche se il tempo, l’incuria e l’arroganza
sovietica, che spesso ha coperto con una mano di calce affreschi
pregiati, hanno in parte deturpato un patrimonio d’arte sacra oggi in
recupero.

Fra i dettagli, la vite e’ un elemento frequente, decora come un filo
conduttore i monasteri di Armenia e Georgia. Spesso vi sono blasoni e
simboli di un cristianesimo severo, cresciuto su arcaiche credenze
pagane. Sui fiumi Mtkvari e Aragvi, Mtskheta e’ l’antica capitale
considerata Patrimonio dell’Umanita’. Nella cattedrale in cui furono
incoronati e sepolti i re, tra pregiati affreschi, sorgono le
fondamenta della prima chiesa cristiana in Georgia. La leggenda vuole
in questo luogo il ritrovamento della tunica di Cristo. E’ protetta
da mura come la scenografica chiesa di Jvari che domina dall’alto una
valle pervasa da leggende e arte medievale.

Un’area archeologica abbandonata a pochi passi dal fiume tra uccelli,
ranocchie e farfalle, rivela alcuni reperti lasciati in balia di
pioggia e vento, e resti di un palazzo, forse di terme. Viene da
pensare ai tesori nascosti in questa terra dimenticata, forse anche
nell’orto. Lungo la storica Strada Militare Georgiana si percorre la
parte centrale della catena caucasica che separa la Georgia dalla
Russia e si incontra la fortezza di Ananuri, un complesso fortificato
medievale. Sulle parti della chiesa cinta da mura, piante d’uva
scolpite e un ornamento a grappoli d’uva sul portale.

Nella valle il bacino artificiale di Zhinvali che copre quattro
villaggi e’ circondato da picchi caucasici. Sono invece alte pareti
di arenaria dorata a nascondere Uplistsikhe, una citta’ rupestre tra
le piu’ antiche del Caucaso.

Tra grotte e pietre levigate si ripercorre storia e leggenda, si
rievocano riti pagani, l’eta’ del bronzo, vie carovaniere, Tamerlano,
i re georgiani.

Nella valle sul fiume Mtkvari non puo’ mancare una visita in una
cantina secolare. Il custode della citta’ morta mi accompagna per
brindare con un vino nero, denso e morbido, fermentato in otri di
terracotta interrati presso la vasca per pigiare l’uva. Tra campi e
pioppi, Gori custodisce il museo, la casa natale e l’unica statua
rimasta al mondo di Stalin. Un ossessivo ricordo del dittatore, un
paese congelato nelle inquietudini del passato. Proseguo verso
Kutaisi in un paesaggio sempre piu’ verde e montagnoso.

La strada segue il corso del fiume Rikotula tra campi di mais e
colli. Superato il passo Rikoti la regione dell’Imereti si presenta
con picchi a pan di zucchero, nuvole dense e boschi.

Nella Colchide degli argonauti alla ricerca del vello d’oro e di
Medea, tra le vette caucasiche alle quali e’ stato incatenato
Prometeo per il furto del fuoco, la mitologia cede spazio ad
autentici capolavori d’arte medievale: la cattedrale di Kutaisi e il
monastero di Gelati.

GRAPHIC: C.: CANTI POLIFONICI Celebre e’ il “”Supruli”” canto
eseguito durante i pasti, ma vi sono canti polifonici per ogni
occasione, dai canti epici ai canti religiosi. L’educazione musicale
e’ una tappa indispensabile nella formazione di un georgiano.
Entusiasmante e’ la bravura canora dei ragazzi, scoperta in una
scuola di Tbilisi. LA CUCINA Prelibate carni: ovine, bovine e di
maiale magro, stufate con vino e spezie o arrosto (con salse di
susine). Buono il formaggio fresco di capra, lo yogurt (matsoni) e’
denso e saporito. Fra gli antipasti, numerosi e in piccoli piatti,
una specialita’ sono le verdure in salsa di noci e aglio. I
“”khinkali”” sono ravioli di carne. PATRIMONIO DELL’UMANITA’ La
regione montana dello Svaneti conserva le caratteristiche case a
torre della popolazione Svan, antico rifugio dalle invasioni e lotte
tribali. Sotto la vetta piu’ alta della Georgia (Monte Shkhara 5201
m.) Ushguli possiede una ventina di torri.
From: Baghdasarian