Erdogan, in caso di no terroristi dilagheranno

ANSA Notiziario Generale in Italiano
13 Dicembre 2004

UE:TURCHIA; ERDOGAN,IN CASO DI NO TERRORISTI DILAGHERANNO/AN ;
SALGONO LE APPRENSIONI TURCHE IN VISTA DEL VERTICE DEL 17

DATELINE: ANKARA

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(di Lucio Leante).

(ANSA) – ANKARA, 13 DIC – Il terrorismo islamico potrebbe
dilagare in Europa se l’Unione europea respingesse la richiesta
del governo di Ankara, ribadita ancora oggi, di una “decisione
chiara”, al suo prossimo vertice di Bruxelles del 16 e 17
dicembre.

Ankara reagisce cosi’, con un sensibile elevamento dei toni,
che segnala le sue crescenti apprensioni, ai segnali di
perplessita’ provenienti dalle capitali europee, sia sul fronte
delle opinioni pubbliche, sia da quello di alcuni governi
dell’Ue, in vista del vertice europeo che dovra’ decidere
l’avvio del negoziato di adesione Turchia-Ue, e che, secondo
Ankara dovrebbe “indicare chiaramente” sia una data certa di
avvio, sia l’obbiettivo della piena adesione (senza menzionare
l’alternativa di un partenariato privilegiato), e sia anche la
data di accesso finale.

E’ stato lo stesso premier turco Tayyip Erdogan a fare
balenare la possibilita’ di un aumento del terrorismo islamico
in Europa, “nel caso che l’Unione europea respingesse la
Turchia, scegliendo di rimanere un club cristiano” ed
equiparando a un drastico “no” sia l’ipotesi di un negoziato
“a esito aperto” (“open ended”), sia quella di un
partenariato privilegiato.

“Accettando un paese (la Turchia, ndr) che ha coniugato
islam e democrazia, l’Ue portera’ l’armonia tra le civilta’. Se,
invece, non lo fara’ il mondo dovra’ fare fronte all’attuale
situazione” – ha detto Erdogan, riferendosi senza ambiguita’ a
gruppi di terroristi islamici, come al Qaida.

“Questo e’ il pericolo chiaro ed attuale. Non c’e niente
che possiamo fare se l’Unione europea sceglie di restare un club
cristiano. Ma se questi paesi bruciano i ponti con il resto del
mondo, la storia non li perdonera'”- ha aggiunto con un tono
sinistro.

Il premier turco ha respinto in particolare l’ipotesi
circolante a Bruxelles di un’offerta di negoziato “open ended”
(cioe a esito aperto, quanto alla durata ed al risultato
finale, ndr) e quella di una partership privilegiata,
un’ipotesi alternativa alla piena adesione, promossa dai
cristiano- democratici tedeschi, a cui hanno aderito nelle
ultime settimane i gollisti francesi (con la notevole eccezione
del presidente Jacques Chirac), parte dei socialisti francesi,
l’Austria e la Danimarca.

“La Turchia ha adempiuto a tutti i criteri di Copenaghen, ma
gli europei sono ancora esitanti. Certamente la piena adesione
non e’ automatica. Ma se noi facciamo la nostra parte, dovremo,
alla fine del negoziato, diventare membri a pieno titolo. O c’e
la piena adesione o nulla” – ha affermato Erdogan
sottolineando: “noi non saremo mai partner privilegiati perche
questo termine non esiste. La partnership privilegiata non e
stata mai offerta ad alcun altro paese. Non c’e modo che la
Turchia possa accettarla”.

“Ora vediamo che nuove regole vengono avanzate mentre la
partita e’ gia’ iniziata. Noi siamo musulmani, democratici e
laici. Non abbiamo bisogno di dire di piu'”- ha concluso
sibillinamente il premier turco.

Certamente, a spiegare le forti dichiarazioni di Erdogan,
c’e il fatto che le apprensioni di Ankara sono notevolmente
aumentate nelle ultime ore.

In primo luogo le tendenze dell’opinione pubblica nei due
maggiori paesi dell’Ue, Francia e Germania, non sono segnali
favorevoli, dato che proprio stamani un sondaggio Ifop-Le Figaro
ha mostrato che sono sfavorevoli all’entrata della Turchia
nell’Ue il 67% dei francesi ed il 55% dei tedeschi, mentre, a
parziale consolazione, spagnoli (65%), italiani (49%) ed
inglesi (41%) si mostrano prevalentemente favorevoli.

E’ vero che – come ha affermato il ministro degli esteri
olandese, Ben Bot, presidente di turno dell’Ue – “cio’ che
contera’ in ultima istanza e’ la decisione che prenderanno i
capi di stato e di governo alla fine della settimana”, ma
Ankara sa che i governi europei non possono ignorare a lungo le
loro opinioni pubbliche.

E segnali negativi per Ankara in questo senso sono pervenuti
in particolare da Parigi e Vienna. A Parigi il ministro degli
esteri francese, Michel Barnier, ha chiesto che la questione del
genocidio degli armeni del 1915-16 sia inclusa nei negoziati di
adesione della Turchia all’Unione europea, ben sapendo che
Ankara non riconosce come “genocidio” i massacri degli armeni
ad opera degli ottomani quasi 90 anni fa.

Forti perplessita’ sono state espresse anche a Vienna dal
cancelliere conservatore austriaco, Wolfgang Schuessel, sia per
quanto riguarda il rispetto dei diritti umani in Turchia, sia
sul costo (tra i 25 e i 30 miliardi di euro l’anno -secondo lui)
della Turchia dalla sua entrata a pieno titolo. “Chi paghera
per questo?” – si e’ chiesto Schuessel.