Iraq: stragi al vespro, autobombe contro chiese cristiane

SDA – Servizio di base in Italiano
August 1, 2004

Iraq: stragi al vespro, autobombe contro chiese cristiane

Punto 1 BAGHDAD, 1 ago

Terrore e morte questa sera alla celebrazione del vespro a Baghdad e
a Mossul: sei autobombe sono esplose a pochi minuti di distanza l’una
dall’altra davanti a cinque chiese cristiane. In una sola delle
esplosioni, in una chiesa caldea a Baghdad, ci sarebbero stati 12
morti, secondo un testimone. E’ la prima volta in 15 mesi di
guerriglia contro le forze di occupazione e il nuovo potere iracheno
che la guerriglia prende di mira luoghi di culto cristiani.

Una fonte del ministero dell’interno iracheno ha detto che in almeno
due casi le autobombe esplose a Baghdad erano guidate da attentatori
suicidi, e ha detto di aspettarsi un “enorme numero di vittime”.
L’ondata di attacchi e’ stata accuratamente coordinata: gli attentati
sono avvenuti quasi contemporaneamente a Baghdad, dove sono state
colpite quattro chiese, e a Mossul, 370 chilometri piu’ a Nord, dove
sono esplose due autobombe.

L’attacco piu’ sanguinoso sembra per ora essere quello avvenuto nel
quartiere meridionale di Dora, nella capitale irachena, quando
un’autobomba e’ entrata a gran velocita’ nel parcheggio della chiesa
caldea, ed e’ esplosa mentre i fedeli uscivano alla fine della messa:
un testimone ha detto di aver visto almeno 12 persone morte e arti
umani sparsi sul luogo dell’esplosione.

La prima esplosione ha colpito a Baghdad la chiesa armena del
quartiere Karradi; la seconda, un quarto d’ora dopo, la chiesa
cattolica siriaca dello stesso quartiere, dove vivono molti
cristiani. In questo secondo attentato, secondo l’autista di
un’ambulanza, due persone sono morte e diverse altre sono rimaste
ferite.

A Mossul, secondo quanto ha detto all’agenzia di stampa “France
Presse” il comandante locale della polizia, Mohammad Amar Taha, due
autobombe sono esplose davanti alla chiesa Mar Polis, nel quartiere
Al Mohandessin, nel centro della citta’. Fonti mediche e di polizia
hanno detto che l’attentato ha fatto un morto e 11 feriti. Secondo
fonti citate dalla Reuters, sarebbero due i luoghi di culto colpiti a
Mossul.

La catena di attacchi alla chiese fa temere l’avvio di una nuova
strategia della guerriglia irachena, che mira a creare tensioni fra
le varie confessioni religiose in Iraq, non piu’ solo fra sunniti e
la maggioranza sciita, ma anche fra i musulmani e i cristiani, che
sono circa 800.000 nel Paese, quasi tutti concentrati a Baghdad.

Le autobombe contro i cristiani sono giunte al termine di un’altra
giornata di violenze: in mattinata, a Mossul, un kamikaze si e’
lanciato con un’automobile piena di esplosivo contro un posto di
polizia. A nulla e’ servito il fuoco subito aperto dagli agenti
contro l’attentatore: l’uomo e’ morto, ma l’automobile ha continuato
la sua corsa ed e’ esplosa a una ventina di metri dall’edificio.
Cinque poliziotti sono morti e piu’ di 50 altre persone, sia civili
sia poliziotti, sono rimaste ferite.

A Falluja, a Ovest di Baghdad, nel cosiddetto ‘triangolo sunnita’
dove piu’ accanita e’ la resistenza alle forze della coalizione
guidata dagli Usa, almeno dieci iracheni sono stati uccisi e una
quarantina feriti – secondo fonti irachene – in scontri con le truppe
americane, che hanno anche effettuato bombardamenti aerei.

A Samarra, altra citta’ del triangolo sunnita, a Nord della capitale,
un soldato della 1/a divisione di fanteria Usa e’ morto e altri due
sono rimasti feriti dall’esplosione di un ordigno al passaggio del
loro convoglio, secondo un comunicato militare americano.

Ed anche oggi e’ proseguita la ‘guerra degli ostaggi’: dopo i due
camionisti turchi fatti prigionieri ieri – uno e’ stato riconosciuto
dai familiari che hanno visto il video diffuso dai suoi rapitori – si
e’ appreso del sequestro, due giorni fa, di due uomini d’affari
libanesi e del loro autista siriano. Uno di loro – ha annunciato
Beirut nel pomeriggio – e’ stato liberato dalle forze di sicurezza
irachene con un’operazione di commando; resta incerta la sorte degli
altri due suoi compagni.

Intanto si e’ ingarbugliata – con l’accavallarsi di notizie
contraddittorie – la vicenda dei sette camionisti stranieri catturati
da un gruppo denominato Bandiere Nere dell’Esercito segreto islamico,
su cui da giorni e’ in corso una trattativa. Da Nairobi il ministro
degli esteri keniano ne ha annunciato la liberazione, affermando che
i sette – tre keniani, tre indiani e un egiziano – erano in salvo
nell’ambasciata egiziana di Baghdad; New Delhi e la ditta kuwaitiana
per cui lavorano gli ostaggi hanno smentito, mentre Il Cairo ha
negato che i sette fossero nella sua ambasciata; e il mediatore
iracheno, il capo tribale Hisham al Dulaymi, ha annunciato
addirittura di essersi ritirato dopo che erano sorte complicazioni
nella trattativa.