Alla ricerca dell’Arca perduta: a Echmiadzin, in Armenia, in un’antica chiesa c’è un pezzo della barca di Noè

Turismo Italia News
9 ago 2018
Alla ricerca dell’Arca perduta: a Echmiadzin, in Armenia, in un’antica chiesa c’è un pezzo della barca di Noè

                  

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Giovanni Bosi, Echmiadzin / Armenia

Avete mai visto la leggendaria Arca di Noè? Un frammento di quella che può essere ben più di un simbolo o di un racconto biblico, è conservato in Armenia nella cattedrale madre di Echmiadzin, oggi Patrimonio dell’Unesco. Siamo andati a vederlo: quando ci si trova al cospetto dei frammenti di legno ritenuti essere parte della grande imbarcazione costruita da Noè su indicazione divina per sfuggire al Diluvio universale, non mancano suggestioni e interrogativi.

 

(TurismoItaliaNews) La città di Echmiadzin si trova nella regione Armavir Marz, a una ventina di chilometri dalla capitale Yerevan. Per chi arriva in Armenia è una tappa obbligata e non solo perché il complesso religioso è la dimostrazione tangibile dell’evoluzione e dello sviluppo del modello di chiesa a croce a cupola centrale armena (che ha esercitato una profonda influenza sullo sviluppo architettonico e artistico della regione) tanto da essere considerata “il Vaticano armeno”, quanto perché è uno scrigno prezioso di reperti.

A partire proprio da quei frammenti lignei conservati come una sacra reliquia in quanto ritenuti essere parte dell’Arca di Noè. E qui davvero si va indietro nella storia oltre che nei dogmi della fede umana. Tutti sappiamo che la grande imbarcazione fu costruita per preservare la specie umana e gli altri esseri viventi dal Diluvio universale e la stessa Bibbia ne fornisce anche le dimensioni: 300 cubiti di lunghezza. Secondo gli studiosi che da secoli si cimentano nello studio e pure nella ricerca dell’Arca, la lunghezza approssimativa sarebbe stata di 137 metri, una dimensione sicuramente superiore a quella delle barche costruite in legno sino al XIX secolo.

L’Armenia ha una considerazione particolare per l’Arca, perché secondo il racconto di un cronista del V secolo, l’armeno Fausto di Bisanzio la barca di Noè sarebbe stata visibile su una zona pianeggiante dell’Ararat, la grande montagna oggi ricadente nel territorio della Turchia ma anticamente appartenente alla nazione armena. E quella montagna dall’ammaliante silhouette oggi domina il panorama di buona parte del territorio dell’Armenia, tenuto conto che si trova appena al di là del confine. L’Ararat è talmente bello che inspiegabilmente non si smetterebbe mai di guardarlo, affascinati probabilmente proprio dalla storia dell’Arca di Noè, di cui tuttavia ricerche recenti non sono mai riuscite a trovare tracce probanti.

Eppure nella cattedrale madre di Echmiadzin, in una teca all’interno di una stanza dietro all’altare principale, c’è un frammento dell’Arca: ne sono certi gli Armeni. E accanto c’è dell’altro: la lancia sacra di Antiochia, identificata con la lancia di Longino che trafisse Gesù sulla croce; reliquie varie appartenenti ai santi apostoli Pietro, Andrea e Giuda Taddeo; la mano destra di San Gregorio Armeno. In fondo qui tutto parla di storia: questa è la prima chiesa a cupola, costruita nel 301-303 dal re Trdat III e San Gregorio Armeno detto l’Illuminatore. Il suo piano cruciforme con quattro absidi e una cupola centrale sorretta su quattro pilastri è ritenuto il contributo eccezionale dell’architettura ecclesiastica armena all’architettura cristiana nel suo complesso.

E questo le è valso sostanzialmente l’inserimento nel Patrimonio dell’umanità: la tecnica costruttiva messa a punto dagli architetti armeni si estese prima a Bisanzio e quindi all’Europa centrale e occidentale. Oltre alle sue qualità architettoniche, la cattedrale si distingue dalle altre chiese armene per i suoi originali affreschi interni: dal 1712 al 1721 ha lavorato qui Naghash Hovnatan (sono suoi i dipinti sulla parte superiore della cupola e la Santa Madre di Dio dipinti sul marmo interno dell’abside principale); Hakob e Harutyun Hovnatanyans (prima metà del XVIII secolo) e Hovnatan Hovnatanyan (seconda metà del XVIII secolo) hanno realizzato successivamente altre decorazioni. L’importanza del complesso architettonico della Santa Sede di Echmiadzin, sta anche nel fatto che questo è il luogo in cui risiede il Catholicos d'Armenia e di tutti gli armeni, capo della Chiesa apostolica armena. Tanto che nel 2000 è stata inclusa nella lista del Patrimonio Unesco insieme al vicino sito archeologico di Zvartnots e alle chiese di Santa Ripsima, di Santa Gaiana e di Shoghakat.

Un territorio particolarmente strategico in passato e abitato già in tempi antichissimi: l’insediamento di Echmiadzin è esistito sin dai tempi antichi, come documentano i reperti archeologici dell’età della pietra, del bronzo e del ferro situati in città e nelle sue vicinanze. Basti considerare che le più antiche informazioni scritte su questo luogo si riferiscono al periodo del re uriano Rusa II: 685-645 avanti Cristo.

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